facebook
instagram

SULLE FORME DELL’ABITARE

Opening: 11 Ottobre 2017 – dalle ore 18.30
11 Ottobre / 15 Maggio 2018
Dal Mercoledì al Sabato su appuntamento
Residency 80121 – Via Martucci 48, 80121 Napoli

“Sulle Forme dell’Abitare” inaugura le attività nella sede dell’associazione Residency 80121, fondata sulla scia della ricerca artistica di Raffaela Naldi Rossano, co-fondatrice, insieme a Mariagisella Giustino e Gianluca Picone, di un programma di residenze per artisti internazionali a Napoli e Sorrento.

COME INVIARE UN MESSAGGIO

Zehra: Il messaggero, mascherato, si dirige verso una dimensione altra, fugge da una porta, una finestra, qualcosa che lo vuole incanalare in una direzione, verso un immagine, forse un’astrazione, un paesaggio immaginario. Non vuole essere definito, non vuole essere inserito in una scatola prefabbricata, vuole partecipare ma è necessario che si muova e guardi indietro così da scoprirela figura d’insieme.

Si dirige fuori con la testa aperta, con un foro nella sua tasca. Testa e occhi aperti, è una direzione oltre, oltre quella definita dalla sua storia, la sua famiglia e la sua eredità, il suo genere sessuale e la sua classe sociale. Lui ne è consapevole e si muove con sicurezza, leggero.

Raffaela: Quando qualcuno dice arrivederci ad uno spazio qualcosa resta, lo spazio è abbandonato ma ancora esistente, quasi cerca di mantenere un qualcosa che contiene una memoria. Quando si sogna o si pensa a quello che è accaduto nel passato, non si riesce mai a trovare quel particolare che è stato dimenticato. Si prova e riprova a ricostruire il momento andato, in una memoria, un sogno, una visione. Diventa però come impossibile e più si pensa a quella porzione di spazio e tempo in cui abbiamo riposto un’energia, a quell’angolo della stanza, quell’oggetto misterioso, le parole forse neanche dette, così come un’ossessione. Il pavimento/tetto è incompiuto, è spezzato, prova ad autopreservarsi, ad indicare connessioni fra tempi e spazi. Resti di un tetto abitato, un tetto distrutto ma ricreato, un passato ristrutturato. E’ così coperto da una superficie limpida, trasparente, forse un presente senza più strutture e segreti.

Un appartamento abbandonato, svuotato di storie familiari e fantasmi del passato, viene riattivato dalla volontà di dialogo con lo spazio stesso, con le sue peculiarità storiche e sociali, e dall’invito di Naldi Rossano a condividere la possibilità di “abitare” per così esperire il luogo e crearne una sua narrativa, presente e aperta ad una continua ridefinizione. La prima ad intervenire nel dialogo, con istallazioni site-specific, è Zehra Arslan, la quale traccia le basi di un incontro con l’Altro sconosciuto, lo straniero, il quale permette la creazione di nuovi significati su quello che resta della casa materna.

Naldi Rossano, nella prima installazione video, impone una visione sbiadita di un’archeologia domestica alterata, a tratti perturbante, simbolo di una realtà sociale dalla quale l’artista proviene e che intende mettere in questione, volendone sottolineare le caratteristiche obsolete, con un occhio delicato. “A Post-Historical Present”, parte di una serie di autoritratti, mette in scena un’ironica ambiguità di genere in cui l’artista indossa gli abiti militari del nonno, a piedi nudi, in una composizione dove la relazione fra l’immagine umana e quella degli oggetti avviene sia in termini gravitazionali che sociali. Arslan risponde all’invito a trasformare lo spazio tratteggiando, attraverso l’incisione, l’unica presenza umana nella dialettica del percorso. Il quasi comico ma eloquente gesto d’indossare un “completo” che rimanda ad un determinato “tempo” nello spazio, il parato anni 60’, contrasta con una figura che altrimenti è anonima, senza identità. Forse una presenza fantomatica la quale sembra per caso passeggiare verso il nulla o in un paesaggio immaginario. In una dialettica fra spazio interno e esterno, il riflesso dell’orizzonte marino dialoga con la struttura domestica.

La figura osserva, con una certa distanza, una piccola cornice da letto, in cui Naldi Rossano crea un collage di tre generazioni, le quali vestono lo stesso abito ma esistono in un confronto nel quale il volto dell’artista è coperto. Il volto è coperto nella definizione d’appartenenza così come la figura disegnata da Arslan ha il capo aperto all’immaginazione. Le presenze scultoree che crea tramite tagli nelle mura, diventano riproduzioni di figure nuove che esistono negli spazi vuoti, i quali sono i punti in cui viene a fermarsi lo sguardo e l’attenzione è tesa; così delle finestre, nuove vie di percorrimento. L’uva, natura morta ed elemento pittorico e ritualistico, rimanda all’idea di uno spazio a sua volta già vissuto, senza volerne esserne il reale significante. La creazione di un’istallazione pavimentale in cui avviene un capovolgimento del tetto crollato in una topografia astratta di una camera d’infanzia, nella quale un esperimento fallimentare di ricostruire e preservare un pavimento/tetto su cui poggiare le proprie basi diventa esercizio di apertura alla novità del presente. Così, attraverso una riappropriazione frammentata, il ricordo del tempo passato viene trasformato in possibilità.

Arslan e Naldi Rossano lavorano così su un processo di definizione del Sé, e del Sé in relazione con L’Altro e lo spazio Altro in una narrativa fra vuoti e pieni, ridefinizioni di ricordi ormai persi e immaginazione di un luogo ideale ancora da scoprire.

Zehra Arslan: (Amburgo, 1985), vive e lavora a Londra. Mostre e progetti recenti includono: Programa de Arte Público Independiente presents: Zehra Arslan, Città del Messico (2017), Homeland, Gesellschaft für Zeitgenössische Kunst, Osnabrueck (2017); Perchè la signora K corre all’impazzata?, Center of Contemporary Arts, Modica (2017), Wored, Fondazione Zimei, Pescara (2016), Honesty Is the Greatest Fidelity, Yamakiwa Gallery, Niigata (2016), The London Open, Whitechapel Gallery, Londra (2015), The Observer Effect, Gemak, L’Aia, (2015), Valid, Ten- derbooks (2014), Are You Coming in or Going Out, De La Warr Pavilion (2014). Attualmente sta preparando un progetto presso Body and Soul a Ginevra. È co-fondatrice del gruppo di ricerca sul suono e sulla coreografia YATTA e visiting lecturer dal 2015 alla University of the Arts London

Raffaela Naldi Rossano: (Napoli, 1990) , è un’artista e ricercatrice napoletana. Vive e lavora fra Napoli e Londra, dove si è laureata con merito alla Goldsmiths, University of London, con una ricerca sulla identità post-storica e sulla trasmissione generazionale intitolata “Say Hallo Back to a Phantomatic Present: Perform Heritage and Inhabit History”. Laureata in psicologia, la sua pratica artistica si basa su un background psicanalitico, sociale e umanistico. Il suo lavoro tenta di affrontare diversi temi come l’identità, le relazioni umane e la cultura sociale, attraverso un ventaglio di media che vanno dall’installazione al video, dalla scrittura e la fotografia, al fine di creare e ricreare significati, individualmente e collettivamente. Mostre recenti includono: Elusive Archeologies, Biquini Wax, Mexico City (2017), XV, Goldsmiths University, Londra (2016), Forecasting Future, LCC, Londra (2016).

Residency 80121 mira a coltivare un dialogo fra artisti internazionali e locali e i molteplici contesti legati all’identità culturale del territorio, per sostenere la sperimentazione e la discussione intorno all’arte contemporanea attraverso un diretto coinvolgimento con ogni specifico setting, al fine di incoraggiare uno scambio all’interno dell’ambito artistico contemporaneo ma anche in termini interdisciplinari.

Residency 80121 è diretta da Raffaela Naldi Rossano, con il coordinamento di Mariagisella Giustino e il contributo di Gianluca Picone, sotto il Matronato della Fondazione Donna Regina per le Arti Contemporanee.